E' notizia ormai quotidiana l'inarrestabile tasso di
crescita del prezzo della benzina. In alcune zone del Centro-Sud Italia ha
raggiunto i 2 Euro al litro, mentre qui a Milano si è attestata intorno a
1,87/1,9 €.
E' una cifra davvero incredibile.
Non solo se coloro che ci pensano sono persone che 30
anni fa la pagavano 300 lire al litro, ma anche per quelli della mia età. Mi
ricordo che quando comprai il mio primo motorino, nel settembre 2008, la benzina senza
piombo costava 1,04 €/l. In tre anni
e mezzo, il prezzo è quasi raddoppiato; ciò vuol dire che a parità di prezzo, i
litri che effettivamente entrano nel serbatoio sono la metà.
Una curiosa ricerca su Wikipedia mi ha portato a
scoprire, in parte, la natura delle accise che inficiano così pesantemente il
prezzo del carburante.
- 0,1 centesimi di euro (1,90 lire) per la guerra di Abissinia del 1935;
- 0,7 centesimi di euro (14 lire) per la crisi di Suez del 1956;
- 0,5 centesimi di euro (10 lire) per il disastro del Vajont del 1963;
- 0,5 centesimi di euro (10 lire) per l'alluvione di Firenze del 1966;
- 0,5 centesimi di euro (10 lire) per il terremoto del Belice del 1968;
- 5,1 centesimi di euro (99 lire) per il terremoto del Friuli del 1976;
- 3,9 centesimi di euro (75 lire) per il terremoto dell'Irpinia del 1980;
- 10,6 centesimi di euro (205 lire) per la missione in Libano del 1983;
- 1,1 centesimi di euro (22 lire) per la missione in Bosnia del 1996;
- 2,0 centesimi di euro (39 lire) per rinnovo contratto autoferrotranvieri 2004;
- 0,5 centesimi di euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
- 0,71 a 0,55 centesimi di euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
- 4,0 centesimi di euro per far fronte all'emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011;
- 0,89 centesimi di euro per far fronte all'Alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
- 8,2 centesimi di euro per il decreto "Salva Italia" nel dicembre 2011.
(A ciò si somma l'imposta di fabbricazione sui carburanti, per un totale finale
di 70,42 centesimi di euro per la benzina e 59,32 per il diesel. Su queste
accise viene applicata anche l'IVA al 21%, che grava per circa 15 centesimi di
euro nel primo caso e 12 nel secondo.)
Come ha giustamente ricordato Maurizio Crozza, nella consueta copertina del
programma televisivo Ballarò, ci sono "più sfighe in un litro
di benzina che nell'intera opera di Nostradamus!"
Messa da parte la genealogia delle accise che gravano
sull'acquisto del carburante, è ovvio che un prezzo così elevato si ripercuote
pesantemente sulla quotidianità dei cittadini.
E' utile fare un paio di considerazioni.
Il prezzo del petrolio è in continuo aumento e difficilmente, almeno nel
medio periodo, si potrà constatare un'inversione di tendenza. L'aumento della
domanda, che crescerà esponenzialmente in Cina e India, le tensioni politiche e
sociali nel Medio Oriente che rischiano di portare verso nuovi
"shock" nell'offerta, il vuoto della stessa (offerta) che sembra
essere limitato, come ha scritto l'autorevole Martin Wolf in un editoriale sul Financial
Times (di settimana scorsa), porteranno inevitabilmente verso un
rincaro incrementale del combustibile fossile. Questo processo si riverserà
specularmente sul prezzo del carburante e inficerà il tasso di crescita
dell'inflazione.
In un momento del genere, dove la benzina assurge ad essere un vero e
proprio "bene di lusso", una quota della
popolazione sempre minore sarà propensa ad usare l'auto quotidianamente. E questo è immediatamente verificabile.
A fine Marzo, infatti, un articolo comparso su La Repubblica parlava
di un crollo del 20% dell' acquisto di carburante nel primo bimestre ed una
conseguente esplosione del numero di abbonamenti per i mezzi pubblici nelle
città di Roma, Milano, Torino e Firenze.
In particolare, a Milano, anche a causa dell'aumento del biglietto
ordinario giornaliero, le emissioni di abbonamenti mensili sono aumentate
addirittura del 33%.
In questo contesto, credo si inserisca positivamente l'istituzione della
famigerata "Area C".
Posto l'obiettivo - oggettivamente sensato - di
ridurre drasticamente il traffico, le emissioni di CO2 e favorire la
viabilità nel centro, la giunta comunale ha coraggiosamente potenziato l'azione
dell' Ecopass.
I risultati dei primi due mesi, consultabili sul sito
dell'Area C, parlano di un calo del traffico di circa il 36%, pari ad una
riduzione bimestrale degli ingressi nella stessa di 49.000 unità.
Con l'aumento costante dei prezzi della benzina, una
politica che miri a rendere costoso lo spostamento in auto in una data zona, in
un determinato arco di tempo induce ad usare ancora meno l'auto e più i mezzi
pubblici o la bicicletta.
Credo che in un momento come questo si debba, più che
mai, riflettere sul significato di una tale restrizione.
Quanto è sensato l'insieme di spostamenti che usualmente facciamo in
macchina?
Questi consumi frenetici possono e devono continuare ad aumentare?
E' giusto ritenere questa restrizione dannosa per il benessere dei
consumatori?
Sono domande a cui non è facile trovare rapidamente
una risposta.
Per quanto studi Economia da sei mesi, la teoria della crescita infinita
non mi sta apparendo molto convincente, così come sono piuttosto scettico
riguardo la "decrescita sostenibile".
Senza dubbio è un sistema complesso, dove entrano in gioco più variabili.
Asserire ex ante l'esattezza dell'una o dell'altra è
assolutamente superficiale.
Ritengo però che i consumi non possano crescere all'infinito, soprattutto
quando il prezzo si sposta così in alto. Anzi, quelli della benzina dovranno
necessariamente scendere.
Pertanto, da cittadino, sono ben felice che il numero di automobili
circolanti sia inferiore, e lo sono ancor di più da abitante interno alla
Cerchia dei Bastioni.
Se voglio usare spesso l'auto, devo pagare oltre un certo numero di volte
in cui entro ed esco dalla Cerchia. Ma usufruisco di un contesto in cui il
traffico è sensibilmente ridotto e, quindi, i mezzi viaggiano molto più
rapidamente.
Avvertire che la propria libertà assoluta sia stata limitata è lecito, ma,
prese in considerazione le ragioni e le conseguenze, credo che tutti debbano
riconoscerne la fondatezza.
Credo, allo stesso modo, che le critiche mosse dall'Unione Commercianti o
anche da cittadini, talvolta anche in modo estremamente aggressivo, siano
sterili in quanto smentite dagli stessi dati che vanno configurandosi.
Tuttavia, come sempre, quando si compiono delle scelte che minano le
abitudini delle persone, si incontrano delle resistenze. Ma è indispensabile
discernere ciò che ha una
ragion d'essere da ciò che non la ha.
A mio parere, non solo la ratio dell' Area C è fondata, ma
è ancora ad una fase iniziale della sua evoluzione. Se fosse per me, l'intera
Cerchia dovrebbe essere trasformata esclusivamente in zona pedonale, con
accesso consentito ai taxi, ai residenti (con un numero fisso, e molto basso,
di ingressi, oltre il quale scatta un pedaggio), al car sharing (possibilmente
ecologico) ed un'infinità di biciclette. Non sarebbe forse molto più bella e
vivibile la zona storica di Milano?
Se la riduzione del traffico è un obiettivo condivisibile e condiviso, non
credo che si debba assistere ad uno scontro politico in merito. L'area C non è
una scelta politica di sinistra, così come l' Ecopass non rispecchiava valori
della destra; è dunque completamente sbagliato che la si usi per raccogliere
consensi tra coloro che non la condividono.
A nostro parere, è questo tipo di "dicotomia
politica" uno dei maggiori ostacoli che dobbiamo superare, in primis con
una forte presa di coscienza. La contrapposizione ideologica in merito a
qualsiasi scelta o decisione è qualcosa che dobbiamo confinare ad un passato
recente.
Proprio i concetti di "Destra" e "Sinistra" sono
qualcosa che appartiene al Novecento, e la loro riproposizione dogmatica in
ogni contraddittorio limita la capacità di ricercare soluzioni orientate
al bene comune.