martedì 27 marzo 2012

Liberare Spazio


Un apologo Zen abbastanza famoso racconta di un intellettuale che, curioso di conoscerne gli insegnamenti, si reca da un maestro e lo riempie di domande circa Dio, il nirvana, la meditazione ed altre cose simili.

Il maestro in risposta gli offre una tazza di te e, continuando a versare il liquido anche dopo aver riempito completamente la tazza, lo fa traboccare sul vassoio... L'intellettuale, pensando ad una distrazione del maestro, cerca di richiamare la sua attenzione, ma inaspettatamente riceve questa risposta:

“Così come questa tazza, anche tu sei pieno delle tue opinioni e supposizioni. Come vuoi che io ti versi dentro degli insegnamenti Zen se prima non ti svuoti di ciò che già ti riempie?”


Non ricordo la prima volta che ho letto questa storia, ma recentemente ho avuto modo di pensare a quante cose abbiamo dentro, oltre alle opinioni e presupposizioni di cui sopra. Cose di cui ci siamo riempiti anche se in fondo vorremmo liberarcene: idee, pensieri, proiezioni, convinzioni che ci rendono schiavi di noi stessi. Cose di cui ci siamo caricati e che perciò spesso gravano sulle nostre spalle ostacolando il nostro naturale evolvere e divenire, che ci tengono attaccati al suolo, a volte impedendoci di prendere il volo.



Un esempio relativamente semplice.
Credo che le persone non vivano tutte nello stesso mondo. Tutt'altro. Ognuno di noi costruisce ogni giorno dentro di sé la sua “Mappa del mondo” in base alle sue esperienze e a mille altri fattori. E' l'insieme delle nostre conoscenze e convinzioni circa la realtà in cui viviamo, e poiché il modo in cui traiamo conclusioni riguardo alle nostre esperienze passa attraverso un'interpretazione, spesso il confine tra le due cose è molto labile.
La chiamano mappa del mondo proprio perché tanto quanto la mappa è una pallida imitazione semplificata del territorio, il mondo per come lo pensiamo è un'incompleta e spesso distorta rappresentazione di esso, distante dalla realtà. E' utile tenerlo sempre presente.

Prendete ad esempio il cambiamento. Le persone possono cambiare? Cosa ne pensate a riguardo? C'è chi pensa che si possa cambiare, chi crede che nasciamo con un carattere che è una parte definita ed immutabile di noi stessi e ci sono tutte le infinite sfumature che stanno nel mezzo.
Ora ditemi: secondo voi queste persone vivono tutte nello stesso mondo?
La mia risposta è semplicemente no. Qualcosa che per qualcuno di loro è classificata come impossibile, per un altro è un'opzione da prendere in considerazione, ed è facile intuire quanto questa semplice convinzione possa singolarmente avere un impatto radicale sulla vita di ognuno di noi: sui nostri comportamenti, sulle decisioni che prendiamo quotidianamente...

Del resto c'è stato un tempo in cui tutti erano convinti che la terra fosse piatta, che il sole girasse intorno alla terra, che l'uomo non potesse volare, che un atomo non si potesse scindere etc. Però un giorno dentro qualcuno queste convinzioni sono crollate lasciando spazio a un dubbio...
E' bastato questo.
La verità era sempre stata sotto gli occhi di tutti, semplicemente nessuno aveva ancora fatto posto dentro di sé per accoglierla.



Si potrebbe fare una lista infinita di ambiti in cui è possibile ravvisare questo stesso meccanismo. Credo valga la pena citarne alcuni.

Che idea avete della felicità? Come pensate la si possa raggiungere? (Ammesso e non concesso che lo riteniate possibile).
Ognuno di noi risponde in modo diverso a queste domande. Forse nel pensarci vi viene spontaneo vedere voi stessi in determinate situazioni, che fate certe cose...
Chiediamoci cosa è strettamente necessario alla nostra felicità. Siamo davvero sicuri che lo sia?
E' facile riconoscere anche dietro a tutto ciò un sistema di convinzioni. Convinzioni che forse ci fanno costantemente sentire la mancanza e il bisogno di qualcos'altro, di ciò che non abbiamo, impedendoci di gioire pienamente delle ricchezze del presente, o, se volete, di cogliere l'attimo, di vivere qui e ora.
Cosa succederebbe se provassimo a mettere in dubbio quelle convinzioni? Come sarebbe riempito il vuoto lasciato da queste?

Pensate ad alcune persone della vostra vita. Pensate a che idea vi siete fatti di loro, ai modi in cui vi siete abituati a dare una spiegazione ai loro comportamenti...
Per quanto possiate averla ritratta magistralmente nella vostra testa, è utile ricordarsi che quella che avete lì è, e resta, solo la vostra proiezione mentale di quella persona, non vi dirà di più di lei di quanto una parola possa dirvi dell'oggetto da essa indicato.
La mappa non è il territorio.
Più relazionandovi con quella persona cercherete inconsciamente conferma di quanto già sapete su di lei e più soffocherete la sua individualità, più resterete sordi a quanto quella persona sta cercando di dirvi e ciechi a quello che cerca di mostrarvi, entrando in relazione non con lei, ma a tutti gli effetti con delle parti di voi stessi...
Una sintesi ellittica di questo ragionamento potrebbe essere rintracciata nel luogo comune “non bisogna avere pregiudizi” piuttosto che “molte persone vedono i propri difetti negli altri”.


Prendete in considerazione un desiderio che avete. Sapete già come e quando lo vorreste vedere realizzato? Con ogni probabilità in questo modo state preparando il terreno per il fallimento.

Possiamo scegliere in che direzione muoverci, ma non ci è dato di stabilire a priori le coordinate della nostra destinazione.
A mio modo di vedere, voler scegliere tutto in anticipo è fare cattivo uso della nostra fantasia.
Il prezzo da pagare, il contrappasso, per chi non ammette flessibilità nei propri desideri (magari raccontandosi che non è disposto a scendere a compromessi) è quello di rincorrere a vuoto le ombre, le proiezioni della sua mente. Riempiendosi di fantasie ci si priva inesorabilmente della bellezza che il mondo ha da regalarci.
Anche in questo caso, se non abbiamo lasciato spazio dentro di noi, la realtà non potrà entrare e riempirci di ciò di cui abbiamo davvero bisogno.



Dov'è il punto in tutto questo? Il fatto è che su delle convinzioni/ idee/ proiezioni potremmo aver costruito anche delle parti importanti della nostra vita.
L'incertezza non piace a nessuno.
Per confrontarsi con l'ignoto serve fatica e forse anche un po' di coraggio, e per questo molti preferiscono accomodarsi su verità preconfezionate... Siamo dotati di libero arbitrio e possiamo scegliere cosa fare, ma è chiaro che cercare di sottrarsi ai vuoti di cui prima significa fare “peccato”. No, non nel senso che qualcuno alla fine della nostra vita ci guarderà e ci giudicherà per quello che abbiamo fatto (chi ci ha messo in testa l'idea che sia come al ristorante, dove il conto si paga comodamente alla fine?), se ci aggrappiamo disperatamente a delle ombre che esistono solo nella nostra mente, siamo noi stessi ad infliggerci la nostra pena. Qui e ora.

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